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Martin Vitaloni

Lo chef "troppo buono"

Troppo buono Martin Vitaloni.jpg
"Troppo buono? Memoir di uno chef controcorrente

*****

Consiglio vivamente di leggere questo libro!
Soprattutto a chi lavora in cucina o aspira a diventare uno chef!
Complimenti Martin!!!

troppo buono?

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– Memoir di uno chef controccorente –

marzo2024

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224 pagine

“Troppo buono?” non è un memoir e non è un libro di cucina. Non solo.  

“Troppo Buono?” è Martin Vitaloni per intero, cervello, cuore e interiora nel piatto, insieme al cibo che ha dato significato alla sua vita, dentro e fuori dalle cucine.

 

Senza non detti e accettando i possibili fraintendimenti, raccoglie le memorie dello Chef a partire dal punto zero, la sua infanzia al paesello, e da una confessione: Martin Vitaloni, figlio di un antennista e di una casalinga, non voleva fare lo Chef, voleva disegnare fumetti e creare videogiochi. La cucina è un ripiego, almeno per gli esordi, ma con muffe e pirati diventa una sfida, con i colleghi una famiglia, con gli astici un modo di esprimere sé stesso e poi, per amore, una scelta di vita.

 

Fino al punto d’arrivo, quando l’ormai Personal Chef ripercorre il suo viaggio a ritroso nel tempo, a partire da quando i suoi colleghi erano erano pirati e tagliagole, e i suoi clienti gli  avventori di un night club. Il cibo è fuoco e acqua, e guerra e pace, e dopo la guerra Martin sembra trovare la pace nella cucina della tradizione, ma la sua curiosità lo spinge a massima velocità verso l’incognito.

Attraverso eroi e antieroi, astici e stelle, ricette segrete e tanto, tantissimo Bruce Lee, “Troppo Buono?” alterna cucine e amori travagliati, delusioni, perdite e rinascite e coinvolge in un flusso di pensieri continuo che non ha paura di mettere in pagina, nero su bianco, le proprie debolezze, compreso il dubbio che possa essere un po' troppo buono per fare lo Chef, soprattutto in un mondo dominato dalla narrazione di Chef Urlanti e Lanciatori di Padelle.

 

Eppure non molla, non lascia perdere, e quando capisce come trasformare i sentimenti in sapori e profumi, i suoi piatti diventano la traduzione dei ricordi. È l’inizio della “cucina endorfinica” e della sua esperienza in televisione. In questo vortice di sali e scendi, alti e bassi, delusioni, successi e tunnel nerissimi, c’è spazio anche per martiri e carnefici, sangue, cicatrici, haccp, orde di blatte e consigli per la visione. E molto, moltissimo spazio è dato al cuore. Fin dalla prima pagina col POV di una famiglia di astici che merita una morte diversa. 

“Troppo buono?” non mente al nome che porta e chiude sapendo di servire il dolce: la scelta di una vita fuori dal circuito di fama e successo canonico, consapevole che per essere davvero felici bastano pochi, pochissimi ingredienti.

Martin Vitaloni si è formato all’Amerigo Vespucci di Milano e da lì è arrivato nelle cucine di grandi hotel come Bulgari, Moschino, Armani, è stato Head Chef del ristorante Escale di Tremezzo sul lago di Como e del Jarro di New York.

 

Prima di tornare in Italia, e di scegliere la strada che racconta in questo suo memoir, ha lavorato in Francia e in America e a un certo punto è arrivato in Tv a parlare della sua “cucina endorfinica”.

BIO

Leggi l'incipit

Capitolo 1
Considera l'astice

No che non è il modo giusto. È quello efficiente, è quello veloce, quello che seguono tutti, ma non è quello giusto. Non se consideri che hai davanti qualcuno che in un solo anno può mettere al mondo centomila figli, che Gengis Khan levati. Chissenefrega se tu non capisci la sua lingua e gli scienziati non sanno nemmeno se ce l’abbia o meno, una lingua. Soffre, certo che soffre. Non ce l’ha un cervello come il mio, o come quello di Andrea che mi ripete di darmi una mossa e muovere il culo, ma non ci sono dubbi sul fatto che lui, Andrea, gli stia facendo un male cane. Più di quanto sia strettamente necessario.

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