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David aveva l'aria di uno che, dopo aver praticato un po' di sport agonistico all'università, aveva lasciato la squadra sentendosi troppo figo. Un tipo grande e grosso, con la bandana e la zazzera, uno che stava per invitarti a giocare a palla, e se dicevi di no era capace di darti un sacco di botte.
E la cosa era voluta.
All'università, David era rimasto disgustato dal look dei coetanei che si atteggiavano a scrittori; occhi vellutati, suscettibilità sulla politica. Li chiamava «gli intellettuali col baschetto. Guarda, me lo ricordo bene, un motivo per cui a tutt'oggi non mi piace definirmi uno scrittore è che non vorrei mai essere confuso con una persona del genere».
Ma tutto questo non ti preparava alla sua compagnia: che era incredibilmente aperta, delicata, spiritosa, straripante.
In effetti, tutto torna.
I libri sono un sostituto dell'interazione sociale: gli autori che leggiamo sono persone che, a un certo livello, ci piacerebbe frequentare. I capitoli, le pagine, i racconti, gli articoli sono il miglior surrogato.
Anche quando si tratta di un buon giornalista che riporta i fatti, viene voglia di frequentarlo per conoscere i fatti, così come al compito in classe ci si sedeva accanto a un secchione per copiare.
La personalità del Dave scrittore - che risalta in particolare nei saggi - è quella del miglior amico che si potrebbe mai avere, uno che nota tutto, sussurra barzellette, ti fa passare sopra a ciò che è irritante, noioso o brutto, ma sempre con grande umanità.»
David Lipsky
"Come diventare se stessi"
Titolo originale: Although of Course You End Up
Becoming Yourself: A Road Trip with David Foster Wallace
Traduzione di Martina Testa
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