Il Primo Punto Kodak della lettura
Il Design thinking applicato alla lettura, alla scrittura, al business dell’editoria e al futuro dell’umanità

Il Primo Punto Kodak (1) della lettura e quindi dell’intero mercato editoriale - cioè il momento in cui cambierà il significato che ieri davamo a parole come leggere, libro, libreria e scrittore - è già qui.
Il fatto che questo preciso PPK non sia visibile a tutti significa solo che sono ancora pochi a rendersene conto.
Ma c’è.
Questo significato è già cambiato perché siamo cambiati noi e il nostro pensiero che poi ha costruito cose (oggetti, app, codici e intelletti sintetici) che hanno a loro volta cambiato il nostro mondo.
Tra il Primo Punto Kodak e il Secondo c’è la nebbia. Non possiamo sapere cosa e come sceglieremo di leggere tra tre, cinque o dieci anni, ma sappiamo che non lo faremo più come lo stiamo facendo adesso.
Pensiamo alla Tv e torniamo al televisore. A quel grosso affare che le nonne appoggiavano sui centrini ricamati. O a quei catafalchi a schermo piatto che occupa(va)no due metri quadrati per stanza.Se di quegli affari se ne vedono/vendono sempre meno è perché oggi i contenuti dei ‘catafalchi’ sono accessibili da cosine più o meno minuscole, leggere e portatili come un computer, i tablet, i telefoni. Ai tempi dei catafalchi c’erano le guide Tv: giornaletti patinati che aiutavano i telespettatori a scegliere su quale canale sintonizzarsi e a che ora. Oggi abbiamo la rete e oggi, anzi da un pezzo, quando vogliamo scegliere una nuova serie Tv, su Amazon Prime o su Netflix, c’è un algoritmo che ci aiuta mostrandoci i titoli che potrebbero piacerci.
In pratica la macchina, sineddoche delle intelligenze umane che l’hanno disegnata, creata e poi addestrata, e di quelle sintetiche che ne risultano, ci conosce.
La macchina ha imparato a farlo: già oggi, solo sulla base delle cose che gli abbiamo detto noi, sa cosa ci piace e cosa no; e domani, se solo accedesse a tutti i nostri gusti, potrebbe farlo ancora meglio. A questo tipo di intelletti sintetici che ci facilitano la vita siamo già abituati tanto da non farci nemmeno più caso. Molti facilitatori sono con noi da ben prima che nascessimo. Per esempio le auto, o il computer. Il frigorifero. La calcolatrice. La calcolatrice dentro un App nel telefono.
Buona parte di noi ha smesso di fare i conti a mente su per giù in seconda elementare. La calcolatrice è un oggetto che ha smesso di essere un oggetto continuando comunque a facilitarci la vita (in questo caso, i conti). Non c’è più — o quasi — eppure la usiamo tutti. Se non per gioco, a ben pochi viene in mente di fare i conti a mente.
Perché? Perché ci mettiamo di meno, e perché facciamo meno errori. Se usiamo le funzioni della calcolatrice risparmiamo tempo che possiamo impiegare a fare altro.
Tipo? Tipo qualcosa che ci dia più soddisfazione.
Ora torniamo ai libri, alla lettura e al primo punto Kodak.
Dai numeri sappiamo che in questo paese si legge poco. In senso assoluto e anche relativo.
Il nostro mercato editoriale cuba poco più di tre miliardi di Euro, a fronte di 1,092 milioni di titoli cosiddetti “commercialmente vivi”.
In pratica un milione di libri producono un fatturato di tre miliardi il che significa che se facciamo il conto della serva, scopriamo che il fatturato medio a titolo è di meno di tremila euro (2.800, per essere un po’ più precisi).
Dalle ricerche scopriamo poi che sta cambiando la scelta, il modo in cui decidiamo quale libro comprare. Per decidere cosa leggere(3), continuiamo a parlarci e ascoltare i consigli dei nostri amici, ma diamo sempre più retta alla rete.
Ta-daaa! Il Primo Punto Kodak è dietro l’angolo.
Non solo abbiamo cambiato modo di leggere: abbiamo soprattutto già cambiato modo di scegliere — e quindi di comprare — le nostre LETTURE.
Per arrivare al Secondo Punto Kodak della lettura (cioè all’innovazione di significato) non ci resta che colmare il delta pensando alla scrittura. Al fatto che già oggi, online, free of charge, possiamo scrivere quattro parole e ottenere un testo di senso compiuto scritto interamente da una Macchina.
Nel giro di poco (si dice tra i sei e gli otto mesi), questa Macchina sarà in grado di scrivere qualsiasi cosa. A richiesta.
Cioè?
Cioè il libro perfetto, scritto per me e solo per me da una Macchina che mi conosce (come l’algoritmo di Amazon, anzi meglio).
A cosa serve?
Immaginiamo di aver appena finito di leggere un libro che ci è piaciuto così tanto che ne vorremmo un altro simile (per stile, contenuti, tema e/o trama). Ci mettiamo a cercarlo e scopriamo che ce ne sono di abbastanza simili, ma non quanto vorremmo.
E se a questo punto qualcuno ci dicesse che possiamo leggere il libro perfetto? Se sapessimo di poter avere, sempre, in qualsiasi momento, il libro che abbiamo voglia di leggere?
Se potessimo avere un libro scritto soltanto per noi? Con la cifra che ci piace di più, con i temi che ci stanno più a cuore, quelli che ci scaldano, interessano, attraggono e nutrono? E non uno solo, ma dieci, cento, tutti quelli che ci va di leggere. Una volta a settimana, o al mese. Oppure on demand. Ci basta esprimere un desiderio, e forse (ma solo all’inizio) rispondere a qualche domanda per avere il tipo di storia, tema, trama stile e personaggi che ci piacciono di più. Potremo resuscitare Melville e David Foster Wallace. Chiedere a una versione digitale di Calvino di darci il seguito del Barone Rampante. O farne una serie. Potremo leggere di nuovo nuovi pezzi di Flannery O’ Connor, e Roth e Raymond Queneau.
La Macchina c’è.
E funziona già, cioè scrive a partire da poche parole/righe, paragrafi pieni di senso e perfino humor.
Si chiama Talktotransformer.
Provatela.
Fate un salto e tornate qui.
Okay. Ora scrive solo in inglese… Ma anche non considerando la pUtenza di Google Translator, quanto ci vorrà perché parli italiano? E cosa succederà allora al mercato dell’editoria quando gli editori non avranno più bisogno di leggere terabyte di schifezze per selezionare poche dozzine di scrittori validi da pubblicare?
Cosa succederà quando smetteremo di comprare libri e inizieremo a farceli scrivere?
E cosa ne sarà di chi oggi vive davvero solo di scrittura (tipo noi)?
Di chi scrive libri per mestiere?
Di chi sempre per lavoro, li sistema, cioè li edita o anche solo corregge?
Di chi li stampa. Di chi li pubblica. Di chi li distribuisce e di chi li vende.
Siccome la sfera di cristallo è in stand-by, non voglio azzardare previsioni, ma una cosa voglio condividerla: se ne andranno, come sempre, i più deboli, cioè quelli con meno capacità adattive, quelli che da qui a là se la dormiranno, quelli che rifiuteranno il cambiamento, poi forse proveranno a boicottarlo e alla fine ne verranno risucchiati. Invece gli altri, quelli che già lo sentono quel benedetto Primo Punto Kodak, e già si stanno muovendo per anticiparlo, allora, per un po’ (non chiedetemi quanto), se la passeranno meglio di oggi. APPROFONDIMENTI E FONTI (1) Il Primo Punto Kodak è il giorno in cui alla Kodak si sono accorti che i loro fantastici prodotti non li voleva più nessuno. «Se con un cellulare scatti mille foto al giorno gratis, perché comprare una pellicola che poi devi portare da un tizio che te la stampa?» (2) Sul sito dell’AIE — Associazione Italiana Editori — ci sono i dati e una presentazione di sintesi diffusa lo scorso luglio, scaricabile da qui. (3) Slide 20 e 21
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